Con questo clima anomalo si ha decisamente bisogno di conforto, qualcosa di clado la sera è il minimo visto che ho già messo via le vestaglie pesanti. La crema di ceci, piselli e broccolo romanesco è corroborante quanto basta e si prepara in fretta.
Primi
Anelli, anelletti o anellini siciliani, chiamateli un po' come vi pare, sta di fatto che sono tra le varietà di pasta he preferisco.
Li ho preparati ieri, protagonisti di una pasta al forno che mi è servita a riutilizzare un po' di salumi e formaggi che si stavano perdendo nel frigorifero.
Sottotitolo: e creare qualcosa di magico. Perché gli scarti dei broccoli hanno un potenziale inespresso che vi stupirà.
Io e Marco abbiamo provato a rifare i tagliolini Cipriani con olio e prezzemolo, il piatto che ordinai all'Harry's Bar la sera in cui mi chiese di sposarlo. Un classico "di casa" che, insieme ai cavalli di battaglia del più iconico locale di Venezia, è diventato storia.
La pasta, quanto è bella! Sì, non è solo buona, è proprio bella.
Fra una settimana o poco più si scende, se me l'avessero detto un paio di mesi fa non ci avrei creduto, eppure sì: andremo in Sicilia anche quest'anno. Se ci penso mi viene da piangere!
Qualche giorno fa Marco è stato colto da un attacco di nostalgia e si è fritto una melanzana, ha messo su un po' di salsa di pomodoro e, poi, ha comprato la ricotta infornata. È diffusissima nella zona di Messina e ogni tanto spunta fra i banchi dei supermercati più forniti anche qui al nord. A Catania mangiamo, invece, la ricotta salata, l'avete mai provata? Entrambe sono perfette nella pasta alla Norma, lì è una questione prettamente geografica.
Ciò che davvero è imprescindibile sono le melanzane fritte: non vi azzardarde a cuocerle ai ferri!
Ultimamente sto seguendo un progetto che richiede una profonda ricerca storica su alcuni piatti della tradizione del nostro Nord. Parlando con persone che amano cucinare, chef, ristoratori, sto imparando i retroscena di ricette che ancora oggi si preparano fra le famiglie, secondo tradizione. Sono cambiati gli strumenti e, spesso, i modi di approvvigionarsi. In pochi allevano i polli, o hanno un orto. Con la venuta dei supermercati un po' del contatto "sincero" con il nostro cibo si è perso. Rimangono le ricette, quelle tramandate in famiglia da una generazione all'altra. Vengono eseguite col cuore di chi ha piacere di rendere omaggio alle proprie origini e questo è molto affascinante.
Da meticcia vivo in bilico fra tradizioni del Nord e tradizioni del Sud, temini dialettali molto differenti, accenti che si rincorrono e s'intrecciano.
In famiglia nessuno di noi ha mai raccolto bruscandoli, quindi non posso raccontarvi storie di nonne in bicicletta che pedalavano lungo i fossi per fermarsi a raccogliere quei "filetti" di luppolo da portare a casa per farci il risotto. Ho tanto sentito parlare le mie compagne di scuola del risotto ai bruscandoli, incuriosendomi moltissimo. Questa è la mia versione.
Un altro week end è passato. L'anno scorso a quest'ora ero a Milano, insieme a dei carissimi amici che contavo di rivedere proprio a marzo. Oggi ho talmente mal di schiena che non riesco nemmeno a pensare..ma vi pare possibile rimanere bloccati nel periodo più sedentario mai esistito? Questo è accaduto perché mi ostino a fare esercizi in casa alla bene e meglio, ma qui se non bilanciamo con un po' di palestra dovranno tagliare la porta d'ingresso, o calarci giù dalla finestra per ridarci la libertà, perché diventeremo troppo larghi.
Cerchiamo di fare del nostro meglio per mangiare bene, concedendoci però dei piccoli lussi: la pizza nel fine settimana, la pasta fresca, un po' di ottima carne. Per la spesa di frutta e verdura ci affidiamo ad un amico che collabora con un'azienda agricola biologica e fattoria didattica che si chiama Il Rosmarino: per fortuna fanno consegne a domicilio e nell'ultima cassetta, oltre ai deliziosi bruscandoli, c'erano le bietole arcobaleno. Solitamente io le mangio semplicemente stufate, con un po' di cipolla, sale e pepe, ma questa volta Marco ci ha fatto la pasta!
Il 27 dicembre ero ad un matrimonio in Sicilia, il quarto dell’anno. Difficilmente dopo un buffèt carico di antipasti, arrivati al primo ci si accorge di quello che si ha sotto i denti. Eppure il risotto con burrata e miele me lo ricordo ancora. In quel caso era guarnito con delizioso carpaccio di capasanta. Io ho riadattato la ricetta con ciò che avevo in casa in una domentica d'ozio e posso assicurarvi che anche questa versione merita un assaggio!